mercoledì 12 dicembre 2007

Un campo di calcio per i ragazzi di Suor Lucia

Come vogliamo chiamarlo? Forse ‘Progetto Suor Lucia’ basterebbe. Basterebbe a chi conosce i suoi passi silenziosi, le mani instancabili, il sorriso che, solo, sa colorare di speranza i sogni di un futuro dentro un bunker di cemento, dove non c’è finestra che possa restituire ai bambini un pezzetto di cielo.

E’ per merito di Rosario Patanè, appassionato presidente della Municipalità più complessa di Catania che No Fair - No Play onlus ha conosciuto Suor Lucia e Librino, un quartiere giovane e difficile come lo sono le creature cresciute troppo in fretta, spesso destinate a generare disagi a se stesse prima che agli altri.

Vent’anni l’età del quartiere, ma anche delle promesse di servizi e sviluppo sociale. Centomila gli abitanti di un’area che, in base alla sua popolosità, la farebbero la quarta città siciliana. Tante case, qualche oasi felice, poche possibilità di aggregazione. Un solo punto di riferimento per i ragazzi, il Centro giovanile Giovanni Paolo II. Nessun campo di calcio.

E così Librino, quartiere adolescente che cancella il sorriso agli adulti e trasforma in adulti i suoi ragazzi, si trasforma in simbolo di un malessere diffuso e apparentemente incontrastabile, nel quale, accanto ai piccoli risultati importanti costruiti dall’intera comunità, crescono spontaneamente mostruosità off limits, come il bunker di cemento dove Suor Lucia presta la sua opera paziente e silenziosa.

Il match No Fair-No Play del 17 dicembre, porterà al Massimino una sfida in onore del calcio, una festa in onore della città, ma soprattutto un sorriso in onore di tutti i ragazzi di Catania. In particolare dei bambini di Librino, cui sarà destinata parte della raccolta benefica.

I fondi raccolti attraverso le donazioni sul c/c postale n. 85 99 15 11 intestato a No Fair-No Play onlus – ‘Progetto Zone Disagiate di Catania’ andranno a Suor Lucia e al suo impegno e consentiranno la costruzione di un piccolo campo di calcio per i ragazzi di Librino. Se poi la generosità aprirà canali inaspettati e il ricavato supererà l’impegno di spesa preventivato, chissà... Magari si metterà mano a una riparazione urgente, si risponderà a qualche bisogno delle Municipalità, insomma si offrirà un’altra occasione a un bambino.

Perché, come sottolinea Luciano Capponi, ideatore del progetto e Presidente del Comitato etico di No Fair-No Play onlus: ‘Scherzosamente, ma “No Fair – No Play” è anche scanzonata, ci siamo immaginati la regina d’Inghilterra nascere nel quartiere la Sanità di Napoli o in una favela: che farebbe oggi, sempre la regnante? Diamo un’occasione anche a questa regina, svegliatasi in una realtà certo a Lei non congeniale. Non tante occasioni, almeno una’.

Certe volte basta poco per allontanare le nuvole dagli occhi dei bambini: il sorriso di una donna per superare il muro della diffidenza e del pregiudizio, una striscia d’erba appoggiata sul cemento e due porte delimitate da reti vere, non più da sassi e pietre, per riuscire a scorgere un pezzetto di futuro.

Sì, se lei lo consentirà, lo chiameremo ‘Progetto suor Lucia’, una goccia del nostro impegno dentro la sua idea di futuro. Che è poi la nostra stessa idea.

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